Reviews - Recensioni
Concerto Sinfonico - Bollani & OFF / Teatro Nuovo "Giovanni da Udine" / 2023
il Musicografo, Quinteparallele: A dirigere queste due compagini, perché sì, Bollani lo si può ben definire una compagine, visto che quando suona – anche da solo – si sente chiaro il complesso di elementi diversi che compongono la sua struttura, a dirigerli dicevo c’era Ferdinando Sulla, un altro giovane che già si è fatto apprezzare in diversi contesti importanti ed ora ha mosso le mani ed il cuore in un doppio appuntamento generazionale su un programma bollaniano e gerswiniano. Proprio così. Bella accoppiata! […] è stata la volta di Gershwin e del suo poema sinfonico “An American in Paris” […]. Ottima l’intesa delle masse sonore, brillanti i solo, emotivi e melanconici da spleen come richiesto, con Sulla saltellante giustamente abbandonato ai ritmi e ai forti senza però mai perdere le redini del discorso. Terza parte con il ritorno di Stefano Bollani nell’altro evergreen del compositore di Brooklyn: “Rhapsody in Blue”. […] I Filarmonici Friulani ne hanno seguita l’ispirazione recepita dal medium Sulla che l’ha trasmessa al corpo orchestrale. Non dico dei lunghi applausi e delle entrate e uscite dal palco, più volte richiamati tra le ovazioni. Link: https://www.quinteparallele.net/2023/06/bollani-friuli-filarmonici/ Flaviano Bosco su instArt: L’orchestra giovanile filarmonici friulani […] è un ensemble musicale nato nel 2015 gestito, coordinato e curato da persone under 35, anche se l’età anagrafica non è per forza un merito. Nel nostro paese ai giovani molto spesso è preclusa una carriera che invece grazie ai loro talenti, se ci sono, gli spetterebbe di diritto. […] Che fosse un’orchestra non convenzionale lo si capiva subito anche dall’abito piuttosto insolito che il loro direttore vestiva per la serata: uno spezzato sartoriale con giacca bianco perla giusto per non farsi notare. La sua indiscutibile preparazione e l’energia della sua bacchetta però sono quello che contano e la sua orchestra ha risposto perfettamente ai suoi comandi come uno strumento cui lui stesso a curato l’intonazione. […] L’orchestra giovanile filarmonici friulani con il suo direttore ha fatto faville regalando al pubblico tutta la brillantezza e lo splendore di una partitura [Gershwin, Un americano a Parigi] che da quasi un secolo sembra ringiovanire diventando sempre più contemporanea e attuale ad ogni esecuzione. In orchestra colpivano molto anche i sorrisi e gli sguardi complici d’intesa. [..] Bravi sono stati i Filarmonici friulani a riproporre tanta energia guidati e sostenuti dalla bacchetta del loro direttore. Link: http://www.instart.info/un-autore-italiano-vivente-stefano-bollani-e-lorchestra-giovanile-filarmonici-friulani/ DON PASQUALE / Teatro Verdi di Padova / 2021
Maria Teresa Giovagnoli, MTG Lirica: [...] Giovanissimo è anche il Maestro Ferdinando Sulla che imprime un tocco di brio senza strafare all’Orchestra Regionale Filarmonia Veneta. Sin dall’apertura la sua energia è tagliente e fa presagire uno spettacolo movimentato e ricco di emozioni. Ma il suo tocco sa diventare anche morbido e carezzevole quando il momento lo richiede accompagnando gli interpreti passo passo nella loro avventura canora, senza bacchetta per meglio ‘accarezzare’ le note. [...] Successo pieno e meritato da un teatro quasi (finalmente) esaurito. Cristina Miriam Chiaffoni, OperaLibera: [...] Veniamo subito alla parte musicale: vibrante e investita dal fuoco giovanile la lettura del direttore Ferdinando Sulla, che sembra giocare con il ritmo brillante nelle scene comiche e colorare di una vena larmoyente e dolcissima le scene amorose o melanconiche ( bello il ricamo musicale di “Tornami a dir che m’ami” o il lamento di Don Pasquale “E’ finita...” dopo lo schiaffo di Norina). Federico Donatiello, Connessi all'Opera: [...] Ferdinando Sulla dirige con cura e precisione l’Orchestra Regionale Filarmonica Veneta. Il giovane direttore calabrese conferisce un piglio scattante ed euritmico alla partitura donizettiana sin dalla splendida Sinfonia per poi seguire con perizia i cantanti in assoli ed ensemble. [...] Il pubblico, letteralmente in visibilio, ha applaudito lungamente e con grande trasporto tutto il cast alla fine della recita. DON PASQUALE / Teatro Regio di Parma / 2021
Marco Faverzani e Giorgio Panigati, OperLibera: Sul podio dell’Orchestra dell’Emilia Romagna [...] troviamo il giovanissimo Maestro Ferdinando Sulla, un talentuoso direttore che riesce a cogliere perfettamente il brio e la vivacità del capolavoro donizettiano. Una lettura, la sua, che sa risaltare ogni dettaglio musicale mantenendo, per quanto possibile in un’esecuzione all’aperto, un buon equilibrio tra buca e palcoscenico. Andrea Merli, Teatri dell’Est e non solo: Il tutto è scorso con estrema brillantezza e giocondità anche per la spedita e curata lettura del Maestro Ferdinando Sulla, ormai una conferma nel panorama direttoriale, che mi vanto di seguire da quando era… in fasce! Una lettura integrale, comprensiva di tutti i recitativi spesso amputati, coaudiuvata dall’ottima risposta della sempre valida Orchestra dell’Emilia Romagna “Arturo Toscanini” e dal puntuale e molto partecipe coro del Teatro regio di Parma. Irina Sorokina, L'Ape Musicale: [...] Una gradita sorpresa è stata la direzione del giovane Ferdinando Sulla alla guida dell’Orchestra dell’Emilia Romagna Arturo Toscanini; sensibile e preciso, ha colto perfettamente le dinamiche variegate della partitura donizettiana e valorizzato con amore gli assoli strumentali. Il suono è sempre stato compatto e morbido. [...] Fabio Larovere, Connessi all'Opera: [...] Dal podio, il giovane Ferdinando Sulla mette in luce tutta la spumeggiante vivacità della partitura donizettiana [...] con gusto e senso dello stile, nonché con una singolare attenzione alle ragioni del canto. [...] MISERERE - MESSA DI MILANO / Rossini Opera Festival / 2020
Luca Ciammarughi: [...] Stasera il “Miserere” e la “Messa di Milano” con Ferdinando Sulla, direttore della nuova generazione, preparatissimo, appassionato e con il giusto equilibrio fra determinazione e umiltà - qualità rare da trovare tutte insieme. [...] |
Roberta Pedrotti, l'Ape Musicale:
Ferdinando Sulla [...] altro ottimo frutto della scuola di Fabio Luisi, ha gesto sciolto, fraseggio eloquente, bel dominio delle dinamiche, giusta misura nel definire il carattere sacro anche nel fluire della melodia o nei passaggi più arditi per la voce. La polisemia insita della concezione stessa della musica rossiniana e possibile insidia, è invece una ricchezza se, come in questo caso, è ben compresa e indirizzata. Cesare Galla, Le Salon Musical: Ferdinando Sulla ha guidato la Filarmonica Gioachino Rossini a un’esecuzione nitida e ben articolata nei piani dinamici e nella evidenza strumentale degli accompagnamenti. Giuseppe Montemagno, Connessi all'Opera: Alla guida della Filarmonica Gioachino Rossini, entrambi i brani sono affidati alle cure della giovane ma già esperta bacchetta di Ferdinando Sulla, che della Messa di Milano ha firmato anche l’edizione critica. Che abbia mano sicura lo si intuisce sin dalle prime pagine [...] Sulla, tuttavia, orienta l’esecuzione nel rispetto [...] del saldo dominio del contrappunto, il gusto di arcate melodiche che qui brillano per la luminosità dello smalto, la capacità di organizzare un organico certo sbilenco [...] in un assieme omogeneo e coerente, saldamente ancorato a una sensiblerie ancora settecentesca. Gilberto Mion, Teatro.it: L'esecuzione [...] è affidata alla bacchetta di Ferdinando Sulla - allievo di Fabio Luisi e revisore della Messa per la futura edizione critica Ricordi - alla guida della Filarmonica Gioacchino Rossini: concertazione accurata, consapevole, elastica nei tempi, variata nelle dinamiche ed attenta al tessuto strumentale [...]. LA CENERENTOLA / Festival OperaEstate / 2018
LeSalonMusical: Ferdinando Sulla, giovane bacchetta talentuosa, alla guida dell’Orchestra di Padova e del Veneto in versione “domenica pomeriggio”, percorre un sentiero interpretativo giocato su allusioni dinamiche sottili, intuizioni ritmiche efficaci e teatralissime, il tutto incardinato su linee melodiche ove la morbidezza lascia il posto, ove occorra, al graffio. CesareGalla.it:
Sul podio c’era un altro giovane, Ferdinando Sulla, che ha sorpreso per la chiarezza di idee e l’efficacia nel concretizzarle musicalmente, grazie anche a un’Orchestra di Padova e del Veneto impeccabile nel dare risalto alla ricchezza di colori strumentali della partitura. La sua Cenerentola è risultata brillante senza essere superficiale, animata dall’energia dell’irresistibile meccanismo teatrale in corsa verso il lieto fine, ma capace anche delle riflessioni patetiche che intarsiano il capolavoro, grazie a una notevole duttilità di fraseggio e una scelta di tempi sempre indovinata. ConnessiAll'Opera: La direzione di Ferdinando Sulla è piuttosto puntuale e precisa, ha determinazione nell’impulso ritmico e ottiene dall’Orchestra di Padova e del Veneto varietà dinamica e un adeguato gioco di colori. In questo modo le geometrie della raffinata partitura vengono rispettate e i grandi concertati mantengono la loro incisività e il loro significato. CONCERTO PER LO SPIRITO / Festival della Valle d'Itria / 2018
LeSalonMusical.it: Ferdinando Sulla [...] è una conferma di come esistano nella nuova generazione quelli che non hanno nulla da invidiare, per competenza e profondità, a colleghi più in avanti negli anni. Il gesto esecutivo è sempre in linea con la scrittura e il preciso rispetto degli equilibri strumentali e vocali, la lettura sa essere espressiva e riflessiva, in perfetta linea di realizzazione fattiva col circolo ideale che la composizione si prefigge di creare. [...] ci regala, con naturalezza da gigante, un’esecuzione che fiorisce di parte in parte sino a produrre una sommatoria di elementi che riescono a trasmettere un senso di elevazione collettivo, sottolineato da una coralità di consensi di pubblico che non vorrebbero finire. LE DONNE VENDICATE / Festival della Valle d'Itria / 2017
Klpteatro: L'esecuzione è pulita e intelligente, la direzione del giovane Ferdinando Sulla è coscienziosa, lieve ma non superficiale, precisa, senza nessun cedimento e saldamente legata al canto con grande naturalezza, senza scatti o intemperanze. Così i quattro interpreti, che sono a loro agio nelle fitte colorature e nei ritmi concitati, come nelle inflessioni patetiche. Rivista Musica: Sfida nettamente vinta è stata quella dei direttori d'orchestra — alla testa di compagini affiatate e rodate nei rispettivi repertori –, sia le due garanzie (Diego Fasolis per Vivaldi e Fabio Luisi per Meyerbeer), sia i due promettenti giovani (Sesto Quatrini per Verdi e Ferdinando Sulla per Piccinni), distintisi nel rigore metronomico e nella tenuta della concertazione. SeenAndHeard International: Ferdinando Sulla conducts the orchestra with ease, revealing the beauty of Piccinni’s melodic lines and of his orchestration’s ethereal harmonies, and supporting the singers with noteworthy sensitivity. Iltrilloparlante.wordpress.com: Ferdinando Sulla si è distinto per ottima concertazione e per aver staccato giusti tempi nell’indiavolato intermezzo. Molto curato il rapporto voci orchestra. Spettacolo bellissimo... Kulturkompasset: Ferdinando Sulla conducts the Orchestra ICO della Magna Grecia unusually set on the right side of the scene, so we have the rare opportunity to see the conductor’s face during his task. The orchestra is in small formation but the different soloists built the best sound perfectly in style with the opera, giving breathe and life to the score. At the end strong applause and great success from the audience which crowded the courtyard of Masseria Palesi. Andrea Merli, Teatri dell’Est e non solo: Infine lodevole la direzione del pur giovane Maestro Ferdinando Sulla, che abbiamo apprezzato nella compagnia di VoceAll’opera e che qui, ancora una volta, ha dimostrato di possedere polso e preparazione nel sostenere e non perdere d’occhio, seppur rivolto di spalle, i cantanti dando coesione e all’insieme con la necessaria vitalità e anche con evidente passione. Vedere giovani talenti emergenti è sempre una grande consolazione. Così ha reagito il pubblico che non si è stancato di applaudire con insistite e ripetute chiamate nonostante l’ora tarda. |
Interviews - Interviste
AVVENIRE - 06/07/2022
link: https://www.avvenire.it/agora/pagine/il-mistero-del-rossini-sacro-dalla-messa-di-lugo-al-miserere
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CONNESSI ALL'OPERA - 03/02/2022
IL MIO IMPEGNO PER ROSSINI, GENIO CHE GUARDAVA AL FUTURO di Fabio Larovere
Galeotti furono i tre tenori. È stato proprio dopo aver ascoltato uno dei concertoni della premiata ditta Pavarotti – Domingo – Carreras che un Ferdinando Sulla bambino, colpito soprattutto dalla gestualità di Zubin Mehta, decise che la direzione d’orchestra sarebbe stata la sua professione. Il direttore calabrese, oggi trentenne, sarà sul podio della nuova produzione de L’italiana in Algeri di Rossini che debutta il 5 febbraio al Teatro della Fortuna di Fano, per poi andare in scena anche a Fermo e Ascoli Piceno. Si tratta di un allestimento firmato per la regia da Cecilia Ligorio, in collaborazione con il Rossini Opera Festival e con l’Accademia rossiniana “Alberto Zedda” di Pesaro.
- Partiamo da L’italiana in Algeri: è un debutto per lei in quest’opera? Come sarà la sua lettura?
Sì, è la prima volta che affronto questa partitura apparentemente molto semplice, ma scrigno di sfumature drammaturgico-musicali infinite, di un intrico quasi destabilizzante. Cercando di mantenere sempre uno stretto contatto con il lavoro registico, e volendo rimanere fedele alla brillantezza della scrittura rossiniana, mi sono concentrato sugli equilibri dinamici e i contrasti ritmici che caratterizzano fortemente questo genere, tutt’altro che “minore”.
- Qual è il segreto – se esiste – per valorizzare al massimo la scrittura di Rossini?
Credo che non esista una regola univoca per tutti, e la grandezza rossiniana risiede proprio in questo aspetto: per assecondare le esigenze di una scrittura che rimarrà per sempre mirabile esempio di virtuosismo compositivo, ogni interprete può scorgere liberamente il proprio segreto. I caratteri rappresentati da Rossini si reincarnano nei tratti distintivi degli esecutori che interpretano quei ruoli, così come la musica diventa anima e sangue di chi la esegue. Non può esistere un doppio livello e quindi un distacco in nome della “giusta misura”, come per esempio avveniva nello stile galante. Rossini ci mostra e ci fa vivere i sentimenti “semplici” che coinvolgono direttamente e parlano alle donne e agli uomini di qualsivoglia epoca, razza e cultura.
- Ci racconti brevemente come sarà questa produzione e come ha lavorato con regista e cantanti.
Ho trovato calzante e soprattutto molto efficace l’ambientazione nel mondo del cabaret, quindi in un’epoca molto prossima alla nostra, divenendone non solo la cifra comica, ma anche riflessiva riguardo alcuni aspetti socio-culturali molto attuali. La sinergia nata con Cecilia Ligorio e il suo team creativo, ha fatto sì che il plagio funzionasse fin da subito con la mia lettura musicale. Allo stesso tempo anche il cast vocale, quasi tutti allievi dell’Accademia Rossiniana “Alberto Zedda” di Pesaro, ha dimostrato grande professionalità e enorme talento nell’affrontare una coraggiosa ed eroica “follia organizzata”, così definita dallo stesso Stendhal.
- Com’è arrivato a diventare direttore d’orchestra?
In realtà decisi a sei anni, grazie al concerto dei tre tenori al Dodger Stadium di Los Angeles del ’94, sotto la direzione di Zubin Mehta. Mio padre, appassionato della musica, registrò il concerto su una mitologica VHS che io distrussi a furia di usarla. Folgorato dalla figura ed eleganza del Maestro Mehta iniziai a imitarne i gesti impugnando uno spaghetto, debitamente rubato ogni volta dalla credenza di mia madre, fin quando capì che la musica poteva essere la mia strada e da lì ebbe inizio il mio percorso di studi: il canto, l’organo, la composizione e infine la direzione di coro e d’orchestra.
- Cosa rappresenta Rossini nell’evoluzione della storia dell’opera lirica italiana?
A questa domanda ho in parte risposto prima, ma posso aggiungere che il Cigno di Pesaro rappresenta la fine di un mondo e di un codice a quel tempo ormai consunto e caratterizzato dalle nostalgie estetiche dell’ancienne régime, traghettando, invece, il teatro musicale nel futuro. Basta ascoltare lavori come Moïse et Pharaon per capire quanto dirompente sia l’anticipazione del Romanticismo musicale tra quelle pagine. In questa direzione Rossini ci mostra, inoltre, quanto sia importante e fondamentale nell’arte, l’anelito visionario alla modernità. Oggigiorno, nell’ambito della musica cosiddetta “colta”, l’attenzione è focalizzata esclusivamente sul passato, che pur rimanendo epigono assoluto della nostra tradizione, ci fa ignorare in maniera molto rischiosa la musica contemporanea. Quanti compositori hanno vissuto e vivono ancora oggi nell’ombra e soprattutto lontani dai cartelloni teatrali e concertistici? Tantissimi, forse la quasi totalità, in special modo tra i viventi. Quando rifletto sulla questione mi vengono in mente sempre le parole pronunciate da Carmelo Bene in più occasioni, nelle quali asseriva che la nostra società è fondata su una cultura di morti. Il suo pensiero non era altro che il prolungamento di quanto già predetto da Pasolini qualche decennio prima. Di questo passo la “nostra” musica avrà poco futuro. Non esiste solo la musica del passato che parla al presente. Esiste tanta musica del presente che parla del futuro, svolgendo così la stessa funzione che fu assolta dalla musica di Rossini e degli altri grandi della storia nel loro periodo e contesto storico-sociale. La necessità di riaprire il dialogo, i dibattiti, anche le liti se necessario, sul senso della musica di oggi è fondamentale e vitale, altrimenti rischieremo l’estinzione e la collocazione perpetua nel museo del politicamente reazionario.
Lei hai curato l’edizione critica della Messa di Milano e del Miserere di Rossini. Ci racconta come nascono questi capolavori e quali sono le novità che l’edizione critica ha evidenziato?
Le produzione sacra giovanile di un autore di quel periodo, rappresenta un aspetto molto pratico dell’attività compositiva: per gli studenti di musica, comporre musica sacra era una prerogativa dell’apprendistato musicale, un’azione ordinaria, un compito quotidiano. Ma non per questo è da considerare una produzione di minor pregio e interesse, poiché nel “mero” esercizio tecnico sono poste le basi del linguaggio e dello stile. Insieme al team della Fondazione Rossini, fulgido e raro esempio di competenza umana e professionale, sapientemente guidato da Ilaria Narici, siamo riusciti a far luce su alcuni aspetti decisivi, come nel caso della datazione: oggi sappiamo che risale fra il 1812 e 1813. E, ancora più importante, oggi sappiamo che almeno una parte dell’autografo della Messa è stato approntato a Milano. Il nome al lavoro fu dato circa cinquanta anni fa solo in considerazione del fatto che le fonti principali si trovano custodite nella biblioteca del Conservatorio “Verdi” di Milano, senza però identificarne il luogo di origine.
Quali sono i suoi impegni futuri?
Visto il periodo di incertezza, i molti impegni che mi vedranno coinvolto non sono ancora del tutto ufficializzati. Ma prosegue il mio impegno per la ricerca e la diffusione delle opere sacre rossiniane del periodo giovanile. A tal proposito presto ci saranno tante interessanti novità.
link: https://www.connessiallopera.it/interviste/2022/il-mio-impegno-per-rossini-genio-che-guardava-al-futuro-intervista-a-ferdinando-sulla/
DARE CLAN MAGAZINE - 30/07/2020
ORCHESTRA CONDUCTING – THE SOUL AND THE MIRROR by Giampaolo Testoni
Ferdinando Sulla is a young conductor and musicologist in search of roots and the deepest meaning. Making music to him is the core of the soul – a state of grace.
- Ferdinando Sulla is a young music conductor and was born in Crotone, a town in Calabria, home of Pythagoras. You have always felt the importance and perhaps also the weight of these roots. You have left but you return as soon as you can. What thoughts do you carry with you, what feelings do you really feel as unchanged of that bond that especially the people of southern Italy carry more or less secretly in their hearts for life?
Growing up I felt not so much the weight and importance of a territory so rich in its roots, but rather the clear dichotomy that exists and persists between its history and the present. By now it is very hard for me to hide the discomfort that comes from the conflicting feelings I have towards my land and people, namely both anger and disbelief, increasing a sense of almost irremediable impotence. But all I need is to be inebriated by the smell of mystery while catching a glimpse of the old city or to linger in front of one of the impenetrable beauty of the sunsets on the sea, to find satisfaction in the same contradictions that up to that moment had made me feel nervous.
- You started singing in a choir when you were a child, then you studied organ, orchestra conducting and you graduated in Musicology. I also know about your passion for ancient miniatures. In short, music and art are the centre of your life – the theorem demonstration and the revelation of a sacredness?
Since childhood I have always loved and practised art in all its forms, learning to paint, draw, sing, play and conduct. My relationship with arts is about physicality, concrete and perceptible sensations. The beauty of art and creation has always pierced me and amazed me and it still accompanies me today deep down my soul playing a dangerous but inevitable game, which to me is necessary, because without it I could not be myself. A mad and unconscious search for symbols, images, sounds that could unfold the sense of the sacred to which I belong and justify my place in the world.
- Seeing you conducting, I've always felt like your gestures are not only about musical communication but also about expressions – in a very broad sense. You want to embody the means to convey your inner search for a balance, the revelation of the secret of your soul through a state of grace, so to speak. Does my interpretation seem correct to you?
In this regard I take the liberty of making an extemporary reflection that brings back to the surface something unexplored and unconscious for me. Beyond the concepts and the superstructures that can be imposed by academic rules, namely this or that interpretation or an aesthetic thought consolidated within a tradition, I think that the creative act is the most unconscious thing that can exist, if one can speak of a performance as a creative act. Instead, I like very much the vision according to which the interpreter becomes the means for the revelation of a secret that is not his own but common and shared, directly or indirectly, with the "creator" of the work. The concert thus becomes a sort of revealing dream – to put it in Freud's way – which encapsulates the so-called spirit of theatre and music. But as often happens in the darkness of night sleep, the secret keeps its meaning until the senses awaken from the ecstatic numbness. For me, reviving a work of musical art is a visionary act that has little to do with logic. At the same time, I firmly believe in the in-depth study of the technical means through which the work itself can be brought back to life, hence the rules. Thanks to these rules the internalisation of the work becomes not only something psychological, but also made of soul and flesh, breath and blood of the body – it is an indissoluble bond.
- Spirituality and idealism, the pillars of the greatest artists of all times, and the need to transmit Beauty and Truth, belong to you in their own right. And yet I often read interviews with musicians who would rather talk about the usual trivialities about ambitions and career, and these deeper themes struggle to come up. What about Maestro Sulla then? What does he want us to talk about?
I am in the real world and in the mud that constitutes both it and us. In order to relieve myself from this mixture of fake sociality, do-goodism and ruling indifference, I seek strength in beauty and in what is different. That's what I'd like to talk about, how everything in the world and in life is not the same as everything else. This "demagogy" is destroying the great Western heritage created by poets, artists, philosophers, scientists over millennia of history. It is hard to tell the difference between a poem by Leopardi and the silly and poor ideas of some blogger or cheap poet. For the first time in history we are moving towards an inexorable flattening of critical judgment, and I find all this absurd and worrisome.
- What were your inspirations and your myths in Art? Do you believe in the need to make Art as a demonstration of power or do you think that Art can and should change the world and people for the better? Finally, I often ask myself what is the real purpose of Art..
The heroes, the myths that built my inner self could be taken for granted, but not to mention them would be a worse crime because they say so much about me: Giotto, Michelangelo, J. Vermeer, W. Turner, J.S. Bach, G. Mahler, R. Strauss, G. Testoni, T. Mann, H. Hesse, G. Ungaretti, E. Montale, T. E J. Cocteau, C. Well, and I could go on for hours... I don't think Art has any claim to making people better, it just transforms them. One of the tasks of Art could perhaps be that of testimony, of memory through an uncontrolled process of self-identification of the subject with the art object. And here is the miracle of Art, the transformation: man and work become one, intertwining one another. Western art is the reflection of an optimistic culture, the daughter of hope in ultimate salvation, a concept on which all our way of thinking is based. In fact, what is lacking is precisely this yearning for joy... We are children of a culture of death! We do nothing but talk about and celebrate the dead, and we end up forgetting the living.
- Music, so powerful in its ability to convey human feelings, involves the physicality and spirituality of each of us, whether we perform it or listen to it. Are your feelings in conducting other musicians the result of this involvement or are they mediated by reason and the need for technical clarity? There are conductors who wriggle wildly and others who are impassive...
The study phases, including rehearsal, focus on the technical aspects in all their facets. It is clear, however, that in the performance, not only the latter can be considered, but what happens becomes a synthesis between technical and emotional aspects, which in my case always prevail ... I try to translate this mediation through a gesture that is synthetic, but never detached, and also attentive to the expression of musical phrases. In fact I think that what I give more importance to when I direct is precisely the phrasing, because the expressiveness of art and its consequent communicative power is an unavoidable priority to me. Anything that requires the opposite does not interest me, actually... it is indifferent to me! I am very worried that my gesture will be expressive and in line with the phrasing, without being unnecessarily magniloquent, and I hope it can always convey emotions, as well as the will of the author, of my vision of the work and also of those essential technical indications so that everything does not blow up.
- What do you think about the world of music and Italy’s society in particular, where you live and work? Is the feeling of being a necessary part of a "system" part of your artistic ego, as you often perceive in orchestra leaders, or are you in an alternative position, more or less voluntary? What clashes and difficulties do you find on the impervious path of a young musician of great talent and how to face that banality of appearance we talked about before?
Italy is a country that doesn't value and nor like its artists very much, and if we are referring to the musical environment in general I doubt that we can find words of appreciation, especially as far as its management is concerned. I don't even think that people pay attention to appearance in its best meaning anymore; actually, elegance could be intended as a weakness... but some "non-qualities" that show little of the real personality of an individual, exalting his worst facets, are also taken into account. I always recommend to myself to find the strength to leave as soon as possible this country that I love madly, to come back one day as a completely renewed man and artist.
link: www.dareclan.com/post/orchestra-conducting-the-soul-and-the-mirror
LA GAZZETTA DI PARMA - 30/06/2021
Photo credits: Michele Cammariere
Copyright ©2020 Ferdinando Sulla. All rights reserved
Copyright ©2020 Ferdinando Sulla. All rights reserved